Rieccomi. Di corsa, anche questa volta, e con un senso di colpa molesto per il tempo rubato al lavoro, ché oggi sono sola a casa, il marito è in trasferta, la creatura dai nonni, e io devo "produrre" a ritmi serrati.
Però questo angolino mi manca davvero tanto, così come mi manca la lettura dei blog amici; ho cercato di recuperare, ma ci sono riuscita solo in parte.
Qui la terra non trema più, o meglio, trema meno intensamente e frequentemente, e dalle mie parti non si avvertono più le scosse. Persone a me molto vicine hanno vissuto momenti drammatici e perso tanto, tantissimo, ma stanno ripartendo con una forza incredibile. Sono con loro.
Tra poco più di due settimane devo consegnare il "lavoro della mia vita", quello che potrebbe finalmente aprirmi portoni che sembravano chiusi a doppia mandata. L'adrenalina è a mille, la paura di sbagliare anche, e le speranze per il futuro... io cerco di non alimentarle troppo, ma è dura non lasciarsi andare a fantasticherie. Vi saprò dire...
La sera, quando il marito è in viaggio e non ho più la forza di accendere il PC ma sono troppo agitata per andare a letto, mi dedico alla visione dei miei bei drammoni BBC in costume. Ormai è una droga... E Amazon è il mio pusher. La scorsa settimana ho scoperto North & South, tratto dall'omonimo romanzo di Elizabeth Gaskell, che non avevo mai neppure sentito nominare, ehm... Ecco, ora le veterane del "settore" che mi leggono penseranno che merito un lancio di pomodori marci... A quanto pare il protagonista, Mr Thornton, è da sempre un mito romantico, al pari di Mr Darcy, del Capitano Wentworth e così via... Solo io, fino a pochi giorni fa, ignoravo la sua esistenza... Chiedo venia! Comunque sia, consiglio caldamente la visione di questa serie, come sempre interpretata da attori favolosi che nella perfida Albione sono amatissimi e qui completamente sconosciuti, o quasi. Il protagonista di N&S, Richard Armitage, non è assolutamente il classico belloccio di plastica, ma ha fascino da vendere, oltre a una splendida voce. Tormentato, impulsivo e passionale, è il Mr Thornton perfetto.
Ora però basta languori romantici, altrimenti 1) Non combino più nulla; 2) Il mio unico lettore maschio (grazie Luca per esserti palesato!) si spaventa e abbandona la nave.
Vi abbraccio e torno a dedicarmi a cose molto, molto più prosaiche! A... prestino, vostra E.
P.S: poco dopo aver chiuso questo post, ho saputo che è morto Giuseppe Bertolucci, fratello del più celebre Bernardo. Non sono mai stata una grande estimatrice del cinema dei Bertolucci, lo confesso, anche se la loro statura intellettuale è innegabile. Però otto anni fa la mia strada si è incrociata, per un attimo, con quella di Giuseppe: gli sono subentrata come affittuaria in un appartamento, che per lui, credo, era più una base d'appoggio che una vera casa. Quando la proprietaria me lo mostrò, lui non c'era. Ricordo che pensai: ecco le tipiche tracce di un regista... Un po' di disordine, libri e giornali sparsi, mozziconi di sigarette... Mi sentivo emozionata: il padre di Giuseppe e Bernardo era Attilio Bertolucci, un poeta straordinario, intenso e commovente, che pochissimi giovani conoscono e invece andrebbe letto e riletto già a scuola, perché fa bene al cuore. Mia nonna lo adorava, mi ci sono avvicinata grazie a lei. Per me, sentimentale e un po' patetica, vivere nell'ex casa di suo figlio era uno strano privilegio. E ora vorrei augurargli "buon viaggio".
Trite parole
sabato 16 giugno 2012
lunedì 4 giugno 2012
Numeri
5.1, come l'ennesima scossa che ieri sera ha flagellato terre tanto vicine alla mia.
4, come i risvegli di mia figlia stanotte. Agitazione da terremoto? Caldo umido da Bassa padana? Regressione?
4-5, come le ore di sonno che più o meno riesco a farmi da quando è successo la prima volta.
28, come i giorni (pochissimi) che ho a disposizione per finire il lavoro cui vi accennavo... e che alla fine mi è stato davvero assegnato, sìììììì!
1, come la bugia che ho dovuto propinare a un altro committente così da poter accettare il lavoro di cui sopra... io che non le ho mai sapute dire, nemmeno innocenti, nemmeno da bambina.
Sono ancora giorni complicati, care blogamiche (parlo sempre al femminile solo perché finora non si è palesato alcun blogamico, ma non ho pregiudizi di sorta, giuro!). Scusate se vi leggo poco (magari al volo, senza commenti) e posto ancora meno. Però vi penso, e questo piccolo spazio virtuale tutto mio mi manca molto. Un bacio, E.
4, come i risvegli di mia figlia stanotte. Agitazione da terremoto? Caldo umido da Bassa padana? Regressione?
4-5, come le ore di sonno che più o meno riesco a farmi da quando è successo la prima volta.
28, come i giorni (pochissimi) che ho a disposizione per finire il lavoro cui vi accennavo... e che alla fine mi è stato davvero assegnato, sìììììì!
1, come la bugia che ho dovuto propinare a un altro committente così da poter accettare il lavoro di cui sopra... io che non le ho mai sapute dire, nemmeno innocenti, nemmeno da bambina.
Sono ancora giorni complicati, care blogamiche (parlo sempre al femminile solo perché finora non si è palesato alcun blogamico, ma non ho pregiudizi di sorta, giuro!). Scusate se vi leggo poco (magari al volo, senza commenti) e posto ancora meno. Però vi penso, e questo piccolo spazio virtuale tutto mio mi manca molto. Un bacio, E.
lunedì 21 maggio 2012
Stupore e tremori
Ho scelto questo titolo per riassumere il momento che sto vivendo e ricordare un bellissimo romanzo della folle (ma geniale) Amélie Nothomb letto qualche anno fa.
A due passi da casa mia, il terremoto ha seminato terrore, distruzione e morte, in una zona considerata a rischio sismico "medio-basso". Migliaia di sfollati, chiese, campanili e palazzi storici sbriciolati in venti lunghissimi secondi. Nel mio paese lo abbiamo sentito in tutta la sua forza, come un rombo che aumenta progressivamente, un tuono che non dimentichi più. Ieri io e Gunther abbiamo fatto un giro in macchina nei dintorni, increduli di fronte all'assoluta mancanza di crepe, calcinacci e simili... a quindici chilometri di distanza il disastro, e qui nulla, solo paura, paura e paura. Il mio primo pensiero, sabato notte, è andato a mia figlia, che ha continuato a dormire tranquilla nel suo lettino, facendo solo un piccolo versetto, forse disturbata dal cane del vicino che abbaiava senza sosta. Non sopporto la retorica mielosa sulla maternità, ma in quel momento mi sono sentita _madre_ più che mai... l'istinto di protezione della prole ha prevalso su ogni altro stato d'animo, panico compreso. Mi sono chiesta quale fosse la scelta migliore per la piccola, e insieme a Gunther, dopo aver verificato che nell'appartamento, nel palazzo e fuori non c'erano danni, abbiamo deciso di non svegliarla e restare in casa, ovviamente pronti a uscire in caso di emergenza.
Ora siamo qui, in un lunedì piovoso e freddo, a cercare di riprendere il filo della quotidianità, di lavorare, di vivere, consapevoli che potrebbe arrivare un'altra forte scossa: quelle di assestamento, per ora, non si sono fermate, anche se ne abbiamo avvertite solo alcune.
E pensare che sabato è stato un giorno splendido, colmo di energia positiva, di gioia e di entusiasmo... Venerdì pomeriggio, infatti, ho ricevuto una proposta lavorativa che mi ha lasciato incredula, basita... Uno di quei treni che passano una volta sola e che possono aprire scenari inaspettati, rimescolare le carte, farti ritrovare la fiducia in un mestiere che stavi seriamente pensando di abbandonare. Care blogamiche, fate il tifo per me... entro pochi giorni saprò se la cosa andrà in porto. Ora devo mettermi di buona lena a lavorare a questo progetto, sperando che mi aiuti a non pensare al resto.
Grazie di cuore per l'affetto con cui avete accolto il mio ritorno su questi schermi! Un abbraccio e a prestissimo (o a prestino, che è più verosimile, va'...). Vostra Elinor
A due passi da casa mia, il terremoto ha seminato terrore, distruzione e morte, in una zona considerata a rischio sismico "medio-basso". Migliaia di sfollati, chiese, campanili e palazzi storici sbriciolati in venti lunghissimi secondi. Nel mio paese lo abbiamo sentito in tutta la sua forza, come un rombo che aumenta progressivamente, un tuono che non dimentichi più. Ieri io e Gunther abbiamo fatto un giro in macchina nei dintorni, increduli di fronte all'assoluta mancanza di crepe, calcinacci e simili... a quindici chilometri di distanza il disastro, e qui nulla, solo paura, paura e paura. Il mio primo pensiero, sabato notte, è andato a mia figlia, che ha continuato a dormire tranquilla nel suo lettino, facendo solo un piccolo versetto, forse disturbata dal cane del vicino che abbaiava senza sosta. Non sopporto la retorica mielosa sulla maternità, ma in quel momento mi sono sentita _madre_ più che mai... l'istinto di protezione della prole ha prevalso su ogni altro stato d'animo, panico compreso. Mi sono chiesta quale fosse la scelta migliore per la piccola, e insieme a Gunther, dopo aver verificato che nell'appartamento, nel palazzo e fuori non c'erano danni, abbiamo deciso di non svegliarla e restare in casa, ovviamente pronti a uscire in caso di emergenza.
Ora siamo qui, in un lunedì piovoso e freddo, a cercare di riprendere il filo della quotidianità, di lavorare, di vivere, consapevoli che potrebbe arrivare un'altra forte scossa: quelle di assestamento, per ora, non si sono fermate, anche se ne abbiamo avvertite solo alcune.
E pensare che sabato è stato un giorno splendido, colmo di energia positiva, di gioia e di entusiasmo... Venerdì pomeriggio, infatti, ho ricevuto una proposta lavorativa che mi ha lasciato incredula, basita... Uno di quei treni che passano una volta sola e che possono aprire scenari inaspettati, rimescolare le carte, farti ritrovare la fiducia in un mestiere che stavi seriamente pensando di abbandonare. Care blogamiche, fate il tifo per me... entro pochi giorni saprò se la cosa andrà in porto. Ora devo mettermi di buona lena a lavorare a questo progetto, sperando che mi aiuti a non pensare al resto.
Grazie di cuore per l'affetto con cui avete accolto il mio ritorno su questi schermi! Un abbraccio e a prestissimo (o a prestino, che è più verosimile, va'...). Vostra Elinor
giovedì 17 maggio 2012
A volte ritornano...
Sì, sono viva. I miei, ehm... quattro lettori forse stavano iniziando a preoccuparsi. Trovare un commento della cara ElizabethB mi ha convinta a scrivere un breve post, nonostante mi fossi ripromessa di farlo solo quando sarei guarita del tutto. In questo arco di tempo ho avuto qualche problema di salute, non grave ma fastidioso e limitante, che mi ha fatto riflettere (perdonate la retorica) su quante cose ho sempre dato per scontate. Sulle fortune che ho avuto, e che spesso ho ignorato, preferendo l'autocommiserazione immotivata. Ora che inizio a sentirmi meglio, sto cercando di recuperare il tempo perduto, ma non è semplice... Spazio per il web, nelle ultime settimane, praticamente zero: ho utilizzato le pochissime energie di cui disponevo per occuparmi di mia figlia (anche perché Gunther è stato in trasferta quasi senza soluzione di continuità) e tentare in qualche modo di lavorare. Ringrazio chi mi ha pensata e prometto che farò di tutto per "rimettermi in pari". Lati positivi dei problemi di salute: lunghe dormite (grazie alla preziosa collaborazione della nana) e visione serale, sdraiata sul divano, di svariate serie "letterarie" in costume della BBC, una più bella dell'altra, con attori strepitosi per lo più sconosciuti in Italia. Meraviglia!
Baci diffusi, e a risentirci presto, spero!
Baci diffusi, e a risentirci presto, spero!
lunedì 19 marzo 2012
Le dieci cose...
Ispirata dalla cara mafalda, ho pensato di festeggiare il mio compleanno (ahimé, i quaranta si avvicinano inesorabili...) elencando a mia volta, in ordine sparso, le dieci cose che mi fanno stare bene. Premessa n. 1: le scriverò di getto, seguendo l'istinto, e senza dubbio dimenticherò qualcosa di importante. Premessa n. 2: sono pudica come la vera Elinor Dashwood, quindi escluderò dall'elenco tutto ciò che possa avere una valenza séésssuàààle (per citare la favolosa Anna Marchesini).
1) Il sorriso di mio marito a inizio giornata.
2) L'abbraccio di mia figlia e il suo profumo quando si sveglia al mattino.
3) Le fusa del mio gatto in inverno, la sera, quando guardo la TV e mi sale in braccio.
4) La pizza (spessa, alla napoletana), la pasta fresca, i torroncini di Benevento (se non li conoscete provateli!!!), la granita siciliana alla mandorla... il buon cibo che conforta, insomma!
5) Entrare dal parrucchiere con i capelli crespi e semibianchi come la strega Bacheca e uscirne liscia e castana.
6) I tramonti, sempre e dovunque, anche sull'Autogrill.
7) Le risate al telefono con la mia amica F.
8) Le gemme sugli alberi in primavera.
9) Gli anziani che hanno voglia di vivere, sorridere e raccontare.
10) Sfogliare e annusare un libro nuovo.
Un saluto caro ai miei lettori... vado ad apprestare i festeggiamenti! :-)
1) Il sorriso di mio marito a inizio giornata.
2) L'abbraccio di mia figlia e il suo profumo quando si sveglia al mattino.
3) Le fusa del mio gatto in inverno, la sera, quando guardo la TV e mi sale in braccio.
4) La pizza (spessa, alla napoletana), la pasta fresca, i torroncini di Benevento (se non li conoscete provateli!!!), la granita siciliana alla mandorla... il buon cibo che conforta, insomma!
5) Entrare dal parrucchiere con i capelli crespi e semibianchi come la strega Bacheca e uscirne liscia e castana.
6) I tramonti, sempre e dovunque, anche sull'Autogrill.
7) Le risate al telefono con la mia amica F.
8) Le gemme sugli alberi in primavera.
9) Gli anziani che hanno voglia di vivere, sorridere e raccontare.
10) Sfogliare e annusare un libro nuovo.
Un saluto caro ai miei lettori... vado ad apprestare i festeggiamenti! :-)
giovedì 15 marzo 2012
Non c'ero, e se c'ero dormivo...
Ieri pomeriggio in treno, tornando da un piacevole appuntamento con il dentista, ho sentito una voce sonora e tristemente familiare. La madre di una compagna di nido di Cricri era seduta a qualche fila di distanza da me e chiacchierava con un'amica di fatti assai personali usando il tono inconfondibile di chi ambisce a farsi ascoltare. La signora mostrava orgogliosa la sua pancia nuova di zecca: aspetta un figlio, il terzo in poco più di due anni, e ancora non si capacita di come sia accaduto. In tutti e tre i casi, è rimasta incinta senza volerlo. Il secondo pargolo, a suo dire, è rimasto "silente" dentro di lei per sei mesi. Conoscevo già questa storia allucinante, ma ieri ho appreso nuovi dettagli. Forse vi sarà capitato di vedere su Real Time "Non sapevo di essere incinta" (lo so, lo so, prima "SOS Tata" poi questo... lanciatemi pure i pomodori, ché me li merito tutti): in quel programma da incubo, se non altro, le sventurate protagoniste sono, in media, adolescenti del tutto inconsapevoli, e questo, un minimo, le giustifica. Ma che dire di una trentacinquenne che afferma: "mi sentivo gonfia, bevevo in continuazione tisane, facevo gli addominali ma quella ca...o di pancia non se ne andava... mi chiedevano se ero incinta e io rispondevo impossibile, sto ancora allattando... poi un giorno ho sentito una strana massa che si muoveva, mi dava fastidio, e ho fatto il test... ero di 27 settimane...". E via di dettagli sulla sua vita sessuale, sulla reazione scomposta del marito, il quale si è irritato parecchio scoprendo che un feto di 27 settimane, ahimé, bisogna tenerselo per forza. "Dopo siam stati tutti contenti, eh, tanto che adesso ci è venuto pure il terzo, anche stavolta così, non so come...". Durante le prime due gravidanze e i relativi allattamenti la signora ha continuato a fumare un pacchetto di sigarette al giorno. "Mi dicevano attenta, potrebbero nascere sottopeso e avere problemi respiratori, ma io non ci ho mai creduto. Sono nati un po' magrini, ma è un fatto di costituzione, sono magra anch'io, vedi? Col cavolo che smetto". Ovviamente sta continuando a fumare anche adesso. L'anno scorso, alla festa di fine anno dell'asilo, teneva le sigarette nella carrozzina, accanto alla testa del secondogenito addormentato.
Quando siamo arrivate a destinazione avevo il voltastomaco. Ho aspettato che il soggetto in questione scendesse, ho inforcato gli occhiali da sole e finto di telefonare. Non avevo nessuna voglia di salutarla, e per fortuna non si è accorta di me. Ha attraversato radiosa il piazzale della stazione, con i suoi trendyssimi jeans skinny premaman e il trucco impeccabile. Io mi sono messa a pensare a M, sopravvissuta per miracolo a un intervento che le ha tolto la possibilità di diventare madre; a L, che ha dovuto affrontare un'operazione, un aborto e tre fivet per riuscire ad avere la sua bambina; a tante altre donne che ho conosciuto in questi anni, virtualmente o personalmente, e alle loro storie di ricerca, di dolore e di speranza. Ho pensato anche alla mia, di storia, e a come, alla fine, sono stata fortunata, perché Cricri si è fatta attendere a lungo, ma è arrivata da sola, come un fulmine a ciel sereno, quando stavamo per iniziare il percorso della PMA.
L'incontro con la madre inconsapevole e snaturata, come si diceva un tempo, ha tirato fuori il mio lato moralista, che cerco sempre di reprimere... Non bisogna giudicare, mi ripeto come un mantra... Non esiste una mano divina che assegna i figli alle madri "meritevoli"... E forse non esistono, a priori, madri "meritevoli"... Così dicevo a me stessa qualche anno fa, quando tentavo disperatamente di restare incinta, e così mi sono detta anche ieri, faticando un po'. Lasciamo pure queste madri "per caso" alla loro beata incoscienza. Oggi, però, voglio aggiungere: modifichiamo la legge 40 per offire qualche possibilità in più alle coppie che vogliono un figlio e spesso sono costrette a fuggire all'estero; semplifichiamo le pratiche di adozione, ormai paragonabili a una lunghissima corsa a ostacoli. Il 21 marzo di tre anni fa, in un giorno di sole e di vento, ho scoperto di aspettare mia figlia. Buon inizio primavera a tutte le donne che stanno inseguendo la propria realizzazione, con o senza maternità.
Quando siamo arrivate a destinazione avevo il voltastomaco. Ho aspettato che il soggetto in questione scendesse, ho inforcato gli occhiali da sole e finto di telefonare. Non avevo nessuna voglia di salutarla, e per fortuna non si è accorta di me. Ha attraversato radiosa il piazzale della stazione, con i suoi trendyssimi jeans skinny premaman e il trucco impeccabile. Io mi sono messa a pensare a M, sopravvissuta per miracolo a un intervento che le ha tolto la possibilità di diventare madre; a L, che ha dovuto affrontare un'operazione, un aborto e tre fivet per riuscire ad avere la sua bambina; a tante altre donne che ho conosciuto in questi anni, virtualmente o personalmente, e alle loro storie di ricerca, di dolore e di speranza. Ho pensato anche alla mia, di storia, e a come, alla fine, sono stata fortunata, perché Cricri si è fatta attendere a lungo, ma è arrivata da sola, come un fulmine a ciel sereno, quando stavamo per iniziare il percorso della PMA.
L'incontro con la madre inconsapevole e snaturata, come si diceva un tempo, ha tirato fuori il mio lato moralista, che cerco sempre di reprimere... Non bisogna giudicare, mi ripeto come un mantra... Non esiste una mano divina che assegna i figli alle madri "meritevoli"... E forse non esistono, a priori, madri "meritevoli"... Così dicevo a me stessa qualche anno fa, quando tentavo disperatamente di restare incinta, e così mi sono detta anche ieri, faticando un po'. Lasciamo pure queste madri "per caso" alla loro beata incoscienza. Oggi, però, voglio aggiungere: modifichiamo la legge 40 per offire qualche possibilità in più alle coppie che vogliono un figlio e spesso sono costrette a fuggire all'estero; semplifichiamo le pratiche di adozione, ormai paragonabili a una lunghissima corsa a ostacoli. Il 21 marzo di tre anni fa, in un giorno di sole e di vento, ho scoperto di aspettare mia figlia. Buon inizio primavera a tutte le donne che stanno inseguendo la propria realizzazione, con o senza maternità.
lunedì 12 marzo 2012
Nomen omen
Da quando vivo nella nebbiosa ma ridente provincia bassopadana ho scoperto un'usanza di cui, da cittadina un po' snob, ero totalmente all'oscuro: gli annunci mortuari. Non sto parlando dei classici necrologi pubblicati sui quotidiani, ma dei manifesti più o meno elaborati affissi per le strade, sui cartelloni pubblicitari, in tempo quasi reale: a poche ore dal trapasso della prozia novantacinquenne, li trovi già al loro posto, freschi di stampa, con tutte le indicazioni del caso (luogo del funerale, cimitero in cui verrà sepolto il caro estinto, non fiori ma opere di bene, ecc. ecc.). Mi dicono che siano ufficialmente illegali, ma non è questo il punto.
Sabato mattina, mentre facevo la spesa, ho saputo della dipartita di quattro anziani della comunità locale: Faustina, Vilde, Solidea e Vittorino. Come è facile immaginare, sono rimasta particolarmente impressionata dai nomi. Nomi che oggi non si usano più ed evocano tempi passati, tanto che, dopo una risata iniziale, leggendoli sono stata investita da un'onda di malinconia. Anche i miei quattro nonni avevano nomi bellissimi e improbabili (ho usato l'imperfetto, ma in realtà un nonno ce l'ho ancora: compirà cent'anni a settembre, se tutto va bene - seguirà post ad hoc). Il nome scelto per un figlio porta sempre con sé un carico, inutile negarlo. Un carico di tradizione, di ricordi o di speranze, che può rivelarsi un peso ma anche un retaggio prezioso. Senza dubbio i genitori di Vilde e Vittorino, novant'anni fa, avevano per loro aspettative diverse rispetto a quelle nutrite, oggi, dai genitori di Chanel, Oceano o Maicol-Chevin (gli appassionati del genere mi perdonino, ma qui nella Bassa la combinazione fra tipici cognomi locali - chessò, Barigazzi - e nomi stranieri deturpati sortisce effetti esilaranti). Sono sempre stata contenta del mio nome, anche se porta con sé una nota di tristezza perché fu scelto _anche_ per ricordare un'amica di famiglia scomparsa prematuramente. Adoro il nome di mia figlia, che io e Gunther abbiamo voluto, fondamentalmente, per tre motivi: 1) dolcezza del suono; 2) internazionalità (resta invariato in tutte le lingue) ; 3) omaggio a un personaggio letterario, anzi a due (ehm... qui c'è soprattutto il mio zampino, lo ammetto!). Spero che, crescendo, anche lei lo apprezzerà e lo sentirà "suo". Vederla diventare grande, aprirsi al mondo e staccarsi a poco a poco da me è una gioia immensa ma agrodolce, e in giornate come queste vorrei fermare il tempo per un istante, impedire alla sabbia di scorrere nella bussola, togliere la pila all'orologio. Sono così monotematica da sfiorare la pedanteria, lo so, ma ancora non ho trovato il modo per convivere serenamente con il mio agnosticismo accettando il trascorrere dei giorni e l'idea della vecchiaia e della fine. Ecco perché mi fermo sempre, come ipnotizzata, di fronte agli annunci mortuari, cercando di esorcizzare con un sorriso il nodo alla gola, di salutare Faustina, Vilde, Solidea e Vittorino nella speranza che stiano giocando allegramente a briscola da qualche parte, "tocciando" la ciambella nel vino. Sit eis terra levis!
Sabato mattina, mentre facevo la spesa, ho saputo della dipartita di quattro anziani della comunità locale: Faustina, Vilde, Solidea e Vittorino. Come è facile immaginare, sono rimasta particolarmente impressionata dai nomi. Nomi che oggi non si usano più ed evocano tempi passati, tanto che, dopo una risata iniziale, leggendoli sono stata investita da un'onda di malinconia. Anche i miei quattro nonni avevano nomi bellissimi e improbabili (ho usato l'imperfetto, ma in realtà un nonno ce l'ho ancora: compirà cent'anni a settembre, se tutto va bene - seguirà post ad hoc). Il nome scelto per un figlio porta sempre con sé un carico, inutile negarlo. Un carico di tradizione, di ricordi o di speranze, che può rivelarsi un peso ma anche un retaggio prezioso. Senza dubbio i genitori di Vilde e Vittorino, novant'anni fa, avevano per loro aspettative diverse rispetto a quelle nutrite, oggi, dai genitori di Chanel, Oceano o Maicol-Chevin (gli appassionati del genere mi perdonino, ma qui nella Bassa la combinazione fra tipici cognomi locali - chessò, Barigazzi - e nomi stranieri deturpati sortisce effetti esilaranti). Sono sempre stata contenta del mio nome, anche se porta con sé una nota di tristezza perché fu scelto _anche_ per ricordare un'amica di famiglia scomparsa prematuramente. Adoro il nome di mia figlia, che io e Gunther abbiamo voluto, fondamentalmente, per tre motivi: 1) dolcezza del suono; 2) internazionalità (resta invariato in tutte le lingue) ; 3) omaggio a un personaggio letterario, anzi a due (ehm... qui c'è soprattutto il mio zampino, lo ammetto!). Spero che, crescendo, anche lei lo apprezzerà e lo sentirà "suo". Vederla diventare grande, aprirsi al mondo e staccarsi a poco a poco da me è una gioia immensa ma agrodolce, e in giornate come queste vorrei fermare il tempo per un istante, impedire alla sabbia di scorrere nella bussola, togliere la pila all'orologio. Sono così monotematica da sfiorare la pedanteria, lo so, ma ancora non ho trovato il modo per convivere serenamente con il mio agnosticismo accettando il trascorrere dei giorni e l'idea della vecchiaia e della fine. Ecco perché mi fermo sempre, come ipnotizzata, di fronte agli annunci mortuari, cercando di esorcizzare con un sorriso il nodo alla gola, di salutare Faustina, Vilde, Solidea e Vittorino nella speranza che stiano giocando allegramente a briscola da qualche parte, "tocciando" la ciambella nel vino. Sit eis terra levis!
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